Fagagna

Fagagna il paese delle cicogne



Il nome
Il nome ha come base il latino fagus, faggio (da cui Faganeu e poi Fagagna), in riferimento ai boschi che un tempo ricoprivano questa parte del Friuli.

Da vedere
Il “borgo” di Fagagna è in realtà costituito da sette antiche e distinte borgate che lo sviluppo edilizio degli ultimi decenni ha “compattato” in un unico centro abitato, disseminando gli spazi della campagna di nuove costruzioni. Anche qui, come ovunque nel nord-est, il progresso ha intaccato le antiche fisionomie rurali: coppi moderni, serramenti in alluminio, intonaci incongrui, svuotamento degli interni, sopraelevazioni, sostituzione dell’acciottolato con l’asfalto. Ora, per fortuna, si nota un’inversione di tendenza e anche Fagagna ha deciso di riprendersi la sua anima. Il primo passo è il ripristino dell’acciottolato che permetterà di collegare in un affascinante percorso la piazza del paese, il castello, la pieve, fino ad arrivare, inoltrandosi nel bosco, al fortino militare che sta per essere convertito in museo.
Già ora, partendo dal palazzo municipale, si può salire al colle del castello attraverso una vecchia strada selciata (vicolo Morcjùte e via Cecconaia). In cima si trovano il Palazzo della Comunità, sede amministrativa e giudiziaria della Comunità di Fagagna dagli inizi del XVI secolo al 1797, e i ruderi del castello, la cui parte più antica risale all´XI secolo.
Imboccando poi un’altra strada selciata, via Salizzada, si arriva alla Pieve di Santa Maria Assunta. La chiesa fu costruita, forse su preesistenze paleocristiane, nel XIII secolo e con il suo campanile che timidamente appare dietro il colle del castello ha vegliato per secoli sulle vicende del borgo. Dalla Pieve, attraverso la panoramica via dei Tigli e via della Pieve, si incontra una casa-forte del XIV secolo e si giunde infine al Museo della vita contadina ospitato in Cjase Cocèl, una tipica dimora friulana di campagna del XVII secolo. Qui è d’obbligo una lunga sosta perché si tratta, forse, del museo più vivo, vero e completo della civiltà rurale in Italia. Sono stati ricreati tutti gli ambienti della memoria friulana, dalla cucina con il fogolâr alla camera da letto al granaio. Colpiscono gli odori: di stalla per la presenza degli animali, di mosto perché si fa il vino, di carbone nella fucina, il profumo del pane nel forno e della farina nel mulino. Vi sono le merlettaie, la filatrice, il mugnaio, il fabbro e un bicchiere di vino che ci aspetta all’osteria.
Si riemerge dal passato ma subito vi si torna entrando nella chiesetta di S. Leonardo (secolo XIV) con i suoi evanescenti affreschi trecenteschi. Ancora un antico viottolo (vicolo degli Orzinutti), un paio di strade (su via Umberto I si affaccia il settecentesco Palazzo Nigris) e si è di nuovo in piazza.
Dal municipio prendiamo ora un’altra direzione, verso Borgo Paludo. Superati, in via Umberto I, i palazzi Asquini e Pico (il primo, residenza della famiglia comitale, è del XVII secolo; l’altro è un edificio protoindustriale in cui si lavorava il tabacco), si giunge all’antico borgo dove si notano Palazzo Pecile (secolo XVIII) e antiche case a schiera con bei portoni (via Paludo e via Lucca). Da via Paludo si può tornare al castello e alla pieve per dirigersi, attraverso un percorso panoramico (strada Daûr Glesie)  al fortino militare della prima guerra mondiale e, da qui, seguendo la  strada campestre (Riva di Cjastenêt) al Borgo Riolo, sorto a fine Cinquecento.
Gli appassionati possono anche fare il giro delle chiese in cui si trovano i cinque organi storici: nella parrocchiale di Madrisio c’è quello del Nacchini (1752); il Comelli del 1788 con la splendida tastiera intarsiata in ebano e avorio è in Santa Maria Assunta a Fagagna; nella parrocchiale di Villalta c’è un Callido del 1792; gli organi di Valentino Zanin (1827) e Beniamino Zanin (1903) sono rispettivamente nelle chiese di Ciconicco e di S. Giacomo in Fagagna.
Infine, merita una visita il castello di Villalta, anche solo dall’esterno perché è proprietà privata. Si erge in mezzo alla campagna con la sua torre e le mura merlate almeno dal 1216, quando compare per la prima volta nelle cronache come feudo della nobile famiglia dei Villalta.

Il prodotto
E’ il celebre formaggio di Fagagna, erede della tradizione delle latterie turnarie. La latteria sociale di Fagagna è stata nel 1885 tra le prime strutture cooperative del Friuli. Oggi sono due i caseifici che continuano ad assicurare la qualità di un formaggio prodotto solo con latte crudo, non pastorizzato, dal gusto inconfondibile grazie alle erbe presenti nel fieno dei prati intorno a Fagagna.

Il piatto
Già ai tempi di Napoleone c’era a Fagagna un commercio di maialini. Siamo a pochi km da San Daniele, dove l’aria che scende dalle Alpi Carniche incontra quella che sale dall’Adriatico e diventa balsamo per i prosciutti. Trionfano, dunque, i salumi e le ricette tradizionali del maiale: brovada e muset (rape bianche inacidite e cotechino), verze e salsicce ecc. Molti piatti sono incentrati sulla polenta e il formaggio di Fagagna e sul pestât (lardo con verdure e aromi) che accompagna il brasato o la minestra di fagioli. Una particolarità di Fagagna sono anche i piatti a base d’oca, cucinati alla grande in un vecchio casale ristrutturato. Da non dimenticare, infine, i vini: su tutti il raro Picolit, la cui produzione ha avuto inizio qui nel 1761 ad opera del conte Asquini (ma sono state da poco messe a dimora vigne nell’area del castello). Questa è terra di osterie, dove si socializza volentieri intorno a un buon bicchiere di vino, alla faccia dei pub e dei fast food.
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